Lettera a Don Giovanni

In questi giorni ho pensato molto spesso a Don Giovanni e al “dopo Don Giovanni” ma non sono riuscita a vedere niente. Non riesco, nessuno di noi riesce a vedere niente perché Don Giovanni è con noi da una vita è con noi dal 18 agosto del 1957. Io non ero ancora nata come molti altri di noi. Il punto di riferimento è sempre stato Don Giovanni fin da quando cominciano i miei ricordi. L’attesa trepidante di Don Giovanni che veniva a cena da noi, che veniva a benedire le nostre case, che veniva a trovare i nostri malati, che veniva a pregare con noi accanto ai nostri morti. Una presenza che era quella dell’ “uomo di Dio” di colui che rende possibile ogni giorno il Mistero Pasquale. E questo per quasi cinquantacinque anni.

Ognuno di noi sapeva che prima o poi sarebbe giunto questo momento; ma almeno io l’avevo immaginato diverso: un lento declinare nella vecchiaia per poi arrivare alla fine. Invece è stato tutto molto, troppo veloce e lei Don Giovanni ci ha lasciati quasi improvvisamente senza poterci preparare al distacco. Quando l’ho salutato all’ospedale prima che partisse per Pisa ho visto in lei, ancora una volta, il suo piglio combattivo nel chiedermi di fare in modo che tutto il programma della S. Pasqua fosse rispettato, ed io, come tutti noi parrocchiani, ho sperato fino ad oggi che lei  potesse tornare da noi. Ma così non è stato ed ora siamo orfani. Siamo orfani perché Don Giovanni era ormai per tanti di noi nostro padre e non sarà facile ora trovarne un altro ; non sarà facile per tutti gli anni che Don Giovanni è stato con noi e non sarà facile perché la situazione del Clero anche a Lucca non è facile.

Eppure Don Giovanni lei tante volte ci ha invitato a pregare per le vocazioni perché i giovani sentissero la chiamata al ministero del Sacerdozio. In parte il Signore ci ha esaudito perché ci ha “regalato” Suor Maria Francesca e Fra’ Mario che lei ha sempre ricordato come una grande benedizione per noi. Sempre ci ha spronati a pregare Maria, la Madre di Gesù perché ci sostenesse e ci aiutasse nel nostro cammino di conversione. Lei era per noi un padre, un esempio di fedeltà e devozione al Signore e alla Madonna e noi vogliamo ricordarla così, con il rosario in mano, o il breviario, intento a parlare con il Signore, anche di noi anche dei nostri problemi, delle nostre paure, delle nostre mancanze, delle nostre infedeltà.

Ora siamo soli, almeno apparentemente, ma so che lei ci sarà sempre vicino perché la Comunità di San Filippo era la sua famiglia e un padre di famiglia non abbandona mai i suoi figli. Continui a pregare e, oggi ancora di più, per noi perché possiamo proseguire questo cammino qualunque cosa ci troviamo di fronte con il coraggio e la perseveranza che lei ci ha insegnato. Ci perdoni per le volte che l’abbiamo fatta soffrire e ci prepari, con la sua preghiera unita a quella della Madonna, un posto perché possiamo riunirci un giorno tutti quanti nella gioia del cielo. Oggi siamo un po’ più poveri in terra ma più ricchi in cielo.

 [Giuliana Baldocchi]

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